Mattia Galbiati prima del Venkon Fight Night 2, l’intervista con l’atleta brianzolo prima dell’incontro che lo vedrà affrontare l’americano Mark Trader.

Mattia “Molon Labe” Galbiati è uno di quegli atleti che vedi una volta combattere e non te lo dimentichi più. Intensità, durezza e una certa dose di pazzia che infiamma il pubblico già dopo il primo scambio con il suo avversario. La stessa pazzia che gli ha fatto accettare un incontro in Cage Warriors con pochi giorni di preavviso contro Jack Shore, imbattuto atleta gallese di cui si parla un gran bene. La nostra intervista non poteva che partire dall’incontro in Galles.

Non mi aspettavo che Shore combattesse così. Non pensavo che fosse uno scambiatore del genere in piedi, ha dei colpi pesanti e molto precisi. Ha ammesso nell’intervista post mach di aver cambiato strategia perché non si fidava a lottare con me ed era contento di aver dimostrato di essere un buon striker. Devo dire che è stato molto bravo nel difendere i miei takedown, perché io ci ho provato a portarlo giù. Ottimo atleta, talentuoso, talento che si esprime grazie a molta disciplina.

Ho perso il mio match a 30 secondi dalla fine dell’incontro preparato con quattro giorni di anticipo, tutti gli altri i suoi sono finiti al primo round. Io ho propiziato il suo KO in un certo senso, ho sentito il mio angolo che mi avvisava dell’imminente fine dell’incontro e mi sono detto di provarci fino alla fine. Avrei potuto perdere onorevolmente ai punti, ma non sarei stato in pace con la mia coscienza. Ci ho provato e mi ha messo una ginocchiata chirurgica che mi ha spento. È stato un bellissimo match, sono contento.

Dal Galles si vola direttamente a Trezzo Sull’Adda, dove domenica 21 gennaio Galbiati affronterà Mark Trader. Siamo andati a scovare qualche informazione sul prossimo avversario di “Molon Labe”, ma anche l’atleta italiano non se n’è stato con le mani in mano nel frattempo.

Non preparo mai i combattimenti sul tipo del mio avversario. Sì, lo guardo un po’ all’inizio giusto per capire che tipo di fighter è, ma non sono uno di quelli che assiduamente guardano i loro avversari. Preferisco concentrarmi sul mio e imbastire una strategia generale. Mi piace come sfida perché è coriaceo ed è uno che non molla, l’ho visto uscire da situazioni critiche, mi ricorda me.

Sarà il primo mancino che sfido, sono curioso di capire come affronterò questa differenza di impostazione. Ha un allungo notevole, ma tanto combatto sempre con fighter che sono sei, sette, se non di più, centimetri più alti di me, non è una novità combattere con gente che ha un allungo maggiore. Spero che combatterà come l’ho visto fare in passato, arriviamo lì tutti e due a viso aperto. Io darò il massimo, lui darà il massimo e la gabbia decreterà il vincitore.

Pazzia e durezza si diceva in apertura dell’intervista, gli elementi ideali per creare un mix spettacolare e dar vita a fuochi d’artificio che non lasciano il pubblico indifferente. Galbiati, infatti, è avvezzo a mettere in piedi incontri all’ultimo colpo e a portare a casa il “Fight of the Night”.

Vinco o perdo, però non mi recrimino mai di non averci provato, penso che anche da fuori si noti questa mia attitudine a combattere sempre senza risparmiarmi. Io mi concentro sullo scazzottare. Questa volta pensavo di fare il lottatore, entro, lo proietto e finalizzo. Poi mi chiamano e mi dicono che ci sarà il bonus Fight of the Night: mi toccherà fare altri tre round di guerra a scannarmi. È stimolante perché dimostra a noi fighter che l’organizzazione ci tiene e incentiva i lottatori a dare spettacolo.

Un anno intenso il 2017 per “Molon Labe”. Prima la sfida con Matteo Obermaier al VCE, poi la guerra con Gianmarco Gherla al Venator Fight Night e infine la trasferta nel Regno Unito. In mezzo una serie di tornei di sambo, altra disciplina in cui va alla grande, di cui l’ultimo finito a metà dicembre.

Mi sono allenato con i soliti brutti ceffi in Brianza: Botti, Binda, Fusi, Panzetta, Maniaci e tutto il suo gruppo della Ramada, ultimamente si è trasferito qui anche Scatizzi. Non ho rammarico, però la preparazione per questo match è iniziata molto tardi. Ho avuto una stagione lunga col sambo, ho iniziato a preparare il match da metà dicembre in poi. Avrei preferito non combattere a gennaio, avevo bisogno di ricaricare un po’ le pile e ho un po’ di magagne fisiche da recuperare. Poi è arrivata questa proposta dal Venkon, match internazionale e l’avversario mi ha subito incuriosito, so che Panseri ci teneva particolarmente ad avermi e a me piace il Venkon come realtà, quindi ho accettato. L’obiettivo è quello di inanellare qualche vittoria di prestigio e tornare in Cage Warriors.

Ultimo, ma non meno importante, la possibilità di rappresentare l’Italia in una sfida che vedrà in arrivo una delegazioni di atleti da alcuni paesi stranieri. Per Galbiati, però, rappresentare l’Italia non è certo una novità.

Io ho sempre rappresentato l’Italia con la nazionale di judo e con quella di sambo, ho sempre sentito l’onore e l’onere di rappresentare il mio paese e sessanta milioni di italiani. Sia dentro che fuori dal tatami, prima e dopo la competizione, c’è da mantenere un decoro. Io dico sempre “decoroso nella vittoria e dignitoso nella sconfitta”, dimostrare di essere un atleta non solo dal punto di vista tecnico. Noi siamo chiamati a dimostrare che le MMA italiane sono cresciute. Domenica 21 combattiamo e avremo il tifo dalla nostra parte, vediamo di far svettare questo tricolore.

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Tudor Leonte

Alla perenne rincorsa del tesserino da giornalista pubblicista, ho scritto di MMA per alcune testate giornalistiche italiane e altri siti del settore. Al momento collaboro con Sherdog.com. Scrivo cose, intervisto gente, mi diverto.

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